Vescovado
La prima comunità cristiana nocerina, che conta anche due martiri, i ss.felice e costanza, risalirebbe allo sbarco di paolo a pozzuoli, quando un certo prisco, poi divenuto santo, si sarebbe diretto verso sud per diffondere il vangelo. Secondo alcuni, nella sua casa, si sarebbe tenuta la famosa ulima cena di cristo. Al santo è attribuito il miracolo di aver trasportato a nocera, da roma, una fontana datagli dal papa (conservata nel piazzale della cattedrale). La diocesi risale quasi sicuramente al iii-iv sec. D.c. E che prisco sia stato il primo vescovo della città è certo, ma è probabile che si sia trattato di un pastore, ricordato da san paolino da nola. Le reliquie del santo sono recentemente venute alla luce durante i lavori di restauro della cattedrale a lui dedicata, del quartiere vescovado di nocera inferiore. Fino al 1260 la sede vescovile fu presso il battistero paleocristiano di santa maria maggiore ( ora nel territorio di nocera superiore); fu poi soppressa e ripristinata dopo oltre un secolo, nel 1386, da papa urbano vi. Da allora la sede vescovile è l’attuale vescovado. Sebbene il martirologio romano proponga la celebrazione di san prisco, come data il 16 settembre, i festeggiamenti per il santo patrono di nocera inferiore si svolgono il 9 maggio.
Castello del Palazzo Fienga
Nel castello del parco, oggi palazzo fienga, si registrarono alcune presenze importanti. Furono, infatti, ospiti del maniero nocerino dante e boccaccio e vi nacque san ludovico d’angiò. Nel 1385 vi fu imprigionato, dalle truppe di carlo iii di napoli, papa urbano vi, che volle che tra le mura del possente mniero venissero rinchiusi i cardinali colpevoli di agevolazioni alla politica dell’anti papa clemente. Per ringraziare il popolo che l’aveva difeso, papa urbano vi riconferì alla città il ruolo di diocesi, perso alcuni anni prima, quando i nocerini avevano uciso il vescovo durante una rivolta. Vi fu imprigionata la regina giovanna d’angiò. La costruzione che si vede attualmente è il palazzo che vi fecero costruire i fienga. Del maniero antico restano gli imponenti ruderi e l’edificio pentagonale della torre normanna. Oramai divenuto punto di riferimento per l’evento estivo jazz in parco, rasegna di musica, arte e gastronomia. Il meglio della musica jazz europea è d’oltreoceano nella magica atmosfera delle antiche mura del castello. La rassegna ha raggiunto in pochi anni traguardi ambiziosi donando alla città di nocera inferiore un importante ulteriore tassello per potersi proiettare nell’ambito di circuiti nazionali e internazionali.
Museo provinciale dell’agro
Il museo è allocato nel convento dal luglio del 1965: alla sua istituzione, promossa nell’anno precedente cooperarono con entusiasmo e determinazione, venturino panebianco, direttore dei musei provinciali del salernitano, e mario napoli, soprintendente archeologo per le province di salerno- avellino-benevento, coadiuvati dalla sezione nocerina di italia nostra e dall’ing. Carmine loreto. Il museo è corredato da plastici e da un’ampia documentazione grafica e fotografica, tesa ad integrare il quadro dei rinvenimenti nel territorio con le immagini dei reperti conservati in altri musei, italiani e stranieri. Mentre su vari pannelli sono poi richiamate le fonti antiche, quali virgilio, silio italico, papinio stazio, nei loro riferimenti a quest’area, ingrandimenti fotografici riproducono le monete che nuceria coniò sia in argento che in bronzo durante l’egeminia sannitica. Al museo furono inltre donat numerosi libri, in parte di carattere archeologico, e quadri dei benemeriti fratelli fresa da pucciano di nocera superiore, in particolare alfonso e matteo che alla ricostruzione e allo studio dell’antica nuceria dedicarono molto tempo ed energie della loro vita.
Convento di Sant’Andrea
Voluto nel 1563 dal duca alfonso i carafa, che lo affidò ai cappuccini e vi si riservò una cella per i propri ritiri spirituali. Modificato nel 1614 il convento resta abbastanza intatto nonostante qualche recente manomissione, coseguente l’abbandono da parte dei frati. Sono tuttavia quasi completamete scomparse le opere d’arte che l’arricchivano come i numerosi dipinti di francesco solimena e dei suoi seguaci ed altri quadri settecenteschi. Restano ancora un bel coro ligneo setecentesco, e, nell’atrio, la tomba eretta nel 1581 da alfonso carafa, di buon fattura ma di recente spogliata, di gran parte della sua ornamentazione marmorea. Nella chiesa vi è un bell’altare ligneo e alcune interessanti lapidi funerarie.
Convento di Santa Chiara
Appartenente alle clarisse risale agli ultimi anni del ‘200 e avuto per secoli una notevole importanza come centro di spiritualità e anche per le ricchezze accumulate. Soppresso dopo l’unità, fu nel 1905 riacquistato dalle suore che non l’hanno mai abbandonato. Vi si accede da un portale classicheggiante sulla strada statle 18, che porta ad un raccolto cortile in fondo a cui vi è la chiesa e, sulla destra, il monastero. Questo conserva tracce del primitivo edificio trecentesco, ma è in gran parte risalente alla ristrutturazione del ‘700. All’interno è conservato un bel dipinto del 1680 di angelo solimena, raffigurante la madonna col bambino, san nicola e sant’antonio e anche, nel coro, un’altra immagine del 1677 fatta affrescare da una suora, suor flavia longobardi, con la vergine che allatta il bambino. Nella chiesa, che presenta un elegante facciata barocca, che fu in gran parte rifatta nell’800, da notare ai lati dell’ingresso due piccole acquasantiere settecentesche. Il dipinto sull’altare è del i 600 e raffigura l’annunciazione, una miracolosa immagine della madonna bruna e i mediocri affreschi del soffitto. Il primo altare a destra fu realizzato nel 1789 su disegno di orazio solimena.
Convento di Sant’Anna
Il convento di sant’anna a bordo fu costruito nel 1282 da pietro, vescovo di capaccio e consigliere di carlo ii; prediletto dai sovrani angioini e dalla grande nobiltà di napoli, che vi monacava le figlie ebbe sempre una posizione di rilievo nella vita della zona per l sue immense ricchezze e per la devozione popolare che lo circondava. Le prime monache che lo abitarono furono le lateranensi, che successivamente, scelsero di passare all’ordine domenicano. Sul fianco della collina del parco le sue imponeni dimensioni motrano le traccie di una serie di trasformazioni, la piu importante delle quali è quella del 1685 – 1686, dovute ai guasti del tempo, delle alluvvioni e dei terremoti. Delle originarie forme gotiche restano tracce in strutture murarie esterne nel cortile di accesso, alcuni settori del convento e nel bel portale d’ingresso alla chiesa. Nella chiesa sono da ammirare una annunciazione trecentesca affescata nella sacrestia e una notevole serie di altri affreschi del tardo ‘300 e primo ‘400 in un piccolo vano sulla sinistra. Nella chiesa vera e propria vi sono tre grandi tele d’autore opera di angelo, francesco e orazio solimena. Fuori della chiesa, altri affreschi della fine del ‘300, il vano della ruota, e una lunetta di andrea sabatini del primo ‘500 sull’ingresso del monastero.
Chiesa e pinacoteca di Sant’Antonio
La chiesa di s. Antonio, originariamente dedicata a s. Francesco, è stata costruita nel xiii secolo per volere di guidone e i suo fratello pietro filangieri, morti rispettivamente il 1256 ed il 1290. Secondo quanto testimoniato dalla platea del convento di s. Francesco dè minori conventuali della città di nocera dè pagani, scritta da giordano rega nel 1789, nell’ala sinistra del chiostro del convento era costruita una lapide posta dai frati nel 1731 a ricordo dei fratelli filangieri che vollere l’edificazione della chiesa.
La pinacoteca, inaugurata dalla sovraintendenza ai b.a.a.a.s. per salerno e avellino nel 1995, accoglie importanti opere pittoriche e scultoree, soprattutto cinquecentesce. Sono da citare i due pannelli dedicati ai santi pietro e paolo, elementi laterali del trittico la cui parte centrale è rappresentata dalla tavola di andrea sabatini del 1519 raffigurante lo sposalizio mistico di santa caterina.
Vi sono inoltre due importanti tavole ad olio raffiguranti san michele arcangelo e sant’ andrea risalenti alla prima metà del xvi secolo ed attribuite al pittore calabrese marco cardisco che aveva lavorato in convento per la decorazione di un soffitto.